Le Vanessa sono specie
nostrane di farfalle dalla livrea particolarmente elegante appartenenti alla
famiglia Nymphalidae, che comprende specie ornate di magnifici colori e che
presentano spesso polimorfismo stagionale e geografico. Gli adulti progrediscono su 4 zampe in quanto le zampe anteriori sono sub
atrofiche , cioè più piccole, e sono adibite alla pulizia delle antenne.
Le ali raggiungono un’apertura media di 4-5 cm e si presentano sempre
adorne di tinte vivaci, che si mimetizzano molto bene con l’ambiente in cui
vivono. I bruchi possono condurre vita solitaria o gregaria e si nutrono di
foglie di ortica (V. atalanta) oppure di Asteraceae per lo più del genere
Carduus (V. Cardui); presentano numerose appendici spiniformi e sono muniti di
numerosi peluzzi.
Le crisalidi si appendono alle piante o alle pietre per mezzo di un
peduncolo situato all’apice dell’addome e, se vengono disturbate, sono in grado
di reagire muovendo tale apice in modo ritmico
Gli adulti si nutrono del nettare dei fiori di diverse piante svolgendo così
un ruolo abbastanza importante nell’impollinazione. Mentre la quasi totalità
delle farfalle ha una vita molto breve, al massimo una decina di giorni, le
Vanesse hanno una vita che può durare fino a undici mesi. Trascorrono l’inverno
riparate e riscaldate all’interno delle fessure delle rocce o nelle cavità di
vecchie mura in pietra. Ai primi tepori della primavera, queste farfalle
sono le prime a risvegliarsi, ponendo alla nostra vista i loro meravigliosi
colori ed annunciando il cambio della stagione. Occasionali giornate tiepide
d’inverno le fanno risvegliare, cosicché nelle ore più miti è possibile vederne
qualcuna, crogiolarsi al pallido sole o posate preferibilmente su rocce o
pietre.
Sono farfalle migratrici, che sono solite passare l’inverno nelle aree
meridionali del Mediterraneo, dove si ritrovano abbondanti sia in pianura che
in montagna.
“Atalanta” è un nome ad ispirazione mitologica e si riferisce alla
fanciulla, velocissima nella corsa e abile cacciatrice, figlia di Iaso, re
dell’Arcadia, e di Climene, che fu abbandonata dal padre su un monte. Fu
salvata da Artemide che inviò un’orsa per allattarla e allevarla. “Io” è
anch’esso un nome di ispirazione mitologica e si riferisce ad una sacerdotessa,
che diventò amante di Zeus. Era, la moglie di Zeus, per gelosia la trasformò in
una giovenca bianca.
Prof. Angelo Ditta